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15 ottobre a Roma: Putatransfemministaqueer

13 Ott

“Veniamo dal femminismo radicale, siamo le lesbiche, le prostitute, l* trans, le immigrate, le sfortunate, le eterodissidenti… siamo la rabbia della rivoluzione femminista e vogliamo mostrare i denti: uscire dagli uffici del “genere” e delle politiche corrette e che il nostro desiderio ci guidi, sempre politicamente scorrette, sempre disturbando, ripensando e risignificando le nostre mutazioni.

Ormai non vale niente essere solo donne. Il soggetto politico femminista “donne” ci è ormai troppo stretto, ed è escludente in se stesso – lascia fuori le lesbiche, l* trans, le prostitute, quelle col velo, quelle che guadagnano poco e non vanno all’università, quelle che gridano, le clandestine, le frocie…”

dal Manifesto Putatransfemministaqueer

Siamo stanche di essere carine e comprensive, di stare a casa, di fare lavori di merda, di chiedere il permesso, di sorridere, di avere stile, di farci toccare il culo…

Per troppi anni abbiamo chiesto un cambiamento sociale e istituzionale, l’uguaglianza e i diritti civili come donne e come lesbiche, gay, trans. Ci hanno risposto che i tempi non erano maturi, che sua santità non era pront*, oppure che qualche concessione poteva essere fatta, per le italiane, purché ci prestassimo al gioco delle retoriche e delle politiche nazionaliste, razziste, securitarie, normalizzanti. Purché ci prestassimo a dire che il pericolo per le donne e per le frocie sono gli immigrati. Purché dimostrassimo di essere donne e omosessuali per bene.

Di fronte all’esplodere sulla scena pubblica di scandali sessuali che hanno reso evidente la contraddizione di genere, ci siamo dette: se non ora, quando? Ma non era ancora il momento per poter rigettare in blocco il capitalismo pedo-pornografico-farmacologico che produce e regola questo regime di sessualità.

Oggi, di fronte alla crisi che investe, oltre alle nostre vite, la sovranità statuale, la rappresentanza, le forme della politica, è venuto il momento di agire pratiche comuni a partire dalla complessità e dalla molteplicità delle nostre collocazioni e situazioni, e di convergere verso le lotte precarie per il reddito e per il diritto all’insolvenza.

E’ venuto il momento di portare dentro di esse la critica all’eterosessualità obbligatoria e alla violenza maschile, la ricerca di immaginari postpornografici e di pratiche contrasessuali, per produrre localmente momenti in cui saltino simultaneamente tutte le stratificazioni del biopotere e del potere. Il neoliberismo è intrecciato al biopotere e i nostri corpi, le nostre storie, e le convergenze e alleanze che costruiamo, sono le pratiche che possono sovvertirlo.

A partire dalla giornata di mobilitazione internazionale del 15 ottobre, che vedrà in piazza contro la crisi e la precarietà student*, lavorat*, immigrat*, scenderemo in lotta per le nostre condizioni di vita materiali.

Il soggetto precar* non è una figura astratta della produzione postfordista: è un corpo parlante che comincia a esigere il suo “habeas corpus”.

Sappiamo di cosa parliamo quando nominiamo la ricattabilità politica, sociale e sessuale sul luogo di lavoro; conosciamo bene lo sfruttamento del corpo, dell’affettività, della capacità di relazione 24 ore su 24. Lo sappiamo come donne, gay, lesbiche, trans, queer, da sempre, da molto prima che diventasse una condizione generalizzata.

Il 15 non è che un passaggio: costruiremo uno spezzone che dia visibilità alla presenza inter-trans/lesbo/femminista/queer, in cui ci sia spazio per le pratiche anche diverse che ci caratterizzano.

Vogliamo uno sciopero precario in cui bloccare, assieme ai flussi materiali e immateriali della produzione, anche i flussi di desiderio sostenuti dal capitale, per fare irrompere uno spazio pubblico di riappropriazione dei corpi e dei piaceri, di relazioni e affettività altre.

“Siamo una realtà, operiamo un diverse città e contesti, siamo conness*, stiamo generando alleanze e strutture proprie: non ci farete tacere mai più.”

Appuntamento sabato 15 in Piazza Esedra- Roma– Per adesioni, prenotazione bus o comunicare altri spezzoni queer: smaschieramenti@inventati.org

Partenze pullman da Bologna: appuntamento ore 5.30 autostazione, partenza ore 6.00!

antagonismogay/Laboratorio Smaschieramenti

Frangette estreme

Fuoricampo Lesbian Group

Sexyshock

MIT Movimento Identità Transessuali

Circolo PINK Verona

Maschile Plurale

Valentina Vandilli

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Comitato Diritti Civili Prostitute

Universinversi

Comunicato stampa Rainbow Party

18 Lug

Sabato 23 luglio, dalle ore 19, presso il bar dei Sabbioni si terrà una festa per dire no all’omofobia. Fortemente voluta dall’Anpi Alto Garda, all’iniziativa hanno subito aderito le associazioni culturali più attive della zona, testimoniando una forte presa di posizione contro un sentimento odioso ed inaccettabile. Il programma della serata “Rainbow party – spegni la fiamma dell’omofobia” prevede dalle 19 aperitivo e musica in riva al lago, dalle 21 dj set con il collettivo Your Sister di Trento.

Approfittando delle esternazioni di Michele Parolin sull’omosessualità, apparse sui quotidiani lo scorso maggio, a cui peraltro la Fiamma Tricolore ci ha ormai abituati, cogliamo l’occasione per ricordare che l’omosessualità è stata cancellata dal Manuale Diagnostico del disturbi mentali (DSM) già nel 1974, posizione successivamente ribadita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1990.

Sono passati quasi quarant’anni dalla derubricazione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, eppure ci troviamo a discuterne per l’ennesima volta (evidentemente, la questione non è ancora stata digerita). Di fronte all’ultima di una lunga serie di esternazioni sul tema, iniziamo a chiederci se non sia proprio questo un atteggiamento ossessivo-compulsivo ai limiti del patologico.

Ci sembra inoltre quantomeno ironico che coloro che si affannano a sostenere improbabili tesi anti-omosessualità, facciano riferimento ad argomentazioni pseudo-psichiatriche già da tempo sbugiardate dalla comunità scientifica internazionale. Ricordiamo, a tal proposito, che sedicenti “psichiatri” e “psicologi”, sostenitori della patologizzazione dell’omosessualità, sono stati puntualmente radiati dai vari albi professionali. Nonostante queste prese di posizioni inequivocabili, continuiamo ad assistere ad esternazioni di questo genere o, peggio, a tentativi di “cura” inutili e spesso molto dannosi.

Ci è impossibile ignorare che questo lungo e triste elenco di “atteggiamenti” rientra perfettamente nel quadro ideologico fascista, come testimonia l’esperienza storica dei campi di concentramento nazifascisti, in cui hanno trovato posto le cosiddette “razze inferiori”, gli oppositori politici, gli individui considerati mentalmente deviati e gli/le omosessuali. Non ci stupisce quindi che gli esponenti della Fiamma Tricolore si inseriscano perfettamente in questo schema, dal momento che i “valori” in cui si riconoscono sono i famigerati “dio, patria e famiglia” di mussoliniana memoria.Nel tentativo di porre fine a questo tipo di discriminazioni, nel 2006 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione di condanna dell’omofobia in quanto “paura e […] avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo”

Crediamo fortemente che l’antifascismo moderno debba sapersi opporre con decisione ad ogni forma di pregiudizio e discriminazione, vecchia o nuova che sia, declinandosi necessariamente in chiave antirazzista, antisessista e antiomofoba.

Anpi Alto Garda e Ledro, Associazione Warning, Arci Alto Garda, la Busa Consapevole, Musicaerrante, Radio Onda d’Urto Trento, Universinversi. 

Intervento di UI alla fiaccolata della memoria di Pergine

31 Mag

“In Italia ci sono solo uomini veri” era solito ripetere Mussolini.

 Uomini.

Veri.

Ma per uomini veri cosa si intende?

Mussolini Intendeva anche le donne?

Intendeva anche i gay?

Le lesbiche?

Le/i travestit* visto che la transessualità ancora non esisteva in Italia (legge 164/82)

Rom? Sinti?

Negri?

Persone con handicap non normo-dotati? E con disagio psichico?

 Parlava anche per loro? Erano uomini veri?

 Dietro alla parola uomini non troviamo mai tutti gli esseri umani.

Sappiamo dalla storia che il fascismo è stata la riconoscenza massima al potere egemonico maschile-bianco-cattolico-normodotato.

“In Italia sono tutti maschi”. Tutto il resto è trascurabile, eliminabile, da nascondere, non serve o deve rimanere a servizio del maschio.

 Basti pensare ai valori a cui faceva riferimento e a come ne faceva riferimento:

– alla FAMIGLIA luogo di reclusione delle donne dalla sfera pubblica, gli angeli del focolare che dovevano sacrificare le loro vite per il loro MARITO e a nutrire e crescere I figlI della PATRIA.

PATRIA una parola che di femminile ha ben poco, (la vita in guerra la si dava per la PATRIA, mentre le donne a un tratto erano diventate capaci di lavorare e mandare avanti la PATRIA senza gli uomini in guerra;

– la PATRIA che cresce, che conquista, la PATRIA invasa, la PATRIA da purificare, da santificare; la PATRIA per cui andare in guerra, la guerra coloniale per preservare la RAZZA, “in Italia ci sono solo uomini veri” la grande patria italiana degli uomini veri.

– e arriva anche DIO a cui ci si affida quando si ha smesso di lottare, quando pensi di non potercela fare, prega, lui ti ascolta, lui sa tutto, lui ti ama, lui ti aiuta, è l’unico che può.

A DIO, l’autolegittimazione del potere, la divisione tra giusto (noi) e sbagliato (loro), la giustificazione di guerre, repressioni e conquiste. DIO che rappresenta il potere insindacabile poiché non necessita di argomentazioni.

Durante il fascismo non vi fu mai una legge ad hoc contro l’omosessualità, nell’indifferenza più totale e anzi probabilmente con qualche sospiro di sollievo pubblico, e qualche pianto privato, gli omosessuali troppo “vistosi” venivano portati in carcere prima e al confino poi.

In vacanza si racconta.

 L’indifferenza, la paura del diverso sono atteggiamenti conniventi al fascismo che penalizzano le persone che non sono al potere, per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale o con disagio o diversità fisiche o psichiche.

 Cos’è stato il manicomio di Pergine se non la reclusione della vergogna delle diversità?

Di quelle che vengono considerate disgrazie? Degli scherzi di Dio o delle sue maledizioni? O delle maledizioni del sangue della famiglia? Del diavolo?

La punizione divina, la vergogna dell’eredità della malattia.

La paura della malattia.

E allora vergognamoci o restiamo indifferenti e rinchiudiamo le diversità, non solo in un manicomio, ma dietro a quei luoghi invisibili dietro alle dita che indicano, ai sibili e ai sussurri, agli sguardi d’accusa che nascono dalla paura.

 Siamo qui oggi come Universinversi per ribadire il valore della memoria per poter agire consapevolmente nel presente. Per non permettere più che accadano simili aberrazioni. Per riconoscere e arginare la crescita dei movimenti neo-fascisti.

 Lottiamo contro il fascismo, nessun* è uguale, nessun* è un uomo vero, siamo esseri umani diversi, distinti. Uguale è solo chi decide di omologarsi al potere.

Per noi Universinversi, che portiamo nella società le istanze LGBTQ, lottare contro il fascismo significa ribadire ancora una volta che i valori della liberazione non sono morti. Significa agire per una società in cui il modello DIO-PATRIA-FAMIGLIA non esista più, in cui razzismo, sessismo e omofobia siano i veri nemici della comunità.

In cui la non-omologazione sia un valore e non una colpa.

Universinversi

Solidarietà alle compagne aggredite a Palermo

24 Mag

 Nella giornata di sabato 21 maggio a Palermo, durante il corteo di chiusura della settimana di eventi del Palermo Pride, tecniche abiette di aggressione sono state perpetrate ai danni di alcune attiviste, assalite da una ventina di uomini e donne nei dintorni del corteo.

Denunciamo l’omofobia e le strategie di repressione messe in atto per l’ennesima volta, sottolineando come episodi di questo tipo siano la conseguenza della violenza mediatica e istituzionale che ogni giorno prende di mira i corpi di donne, migranti, precari e precarie, transessuali e transgender, lesbiche e gay.

Quando noi corpi critici ci organizziamo e decidiamo di alzare la testa, il tentativo è quello di isolarci per farci perdere la carica dirompente dell’azione collettiva. 

Esprimiamo piena solidarietà alle compagne aggredite al Palermo Pride: siamo al loro fianco nel continuare a urlare la nostra rabbia contro i tentativi di omologazione e repressione.
Universinversi 

Nuovi immaginari contro l’omofobia

17 Mag

International day against homofobia and transfobiaLa Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia si celebra il 17 maggio di ogni anno per ricordare la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In occasione di questa giornata, ci ritroviamo ancora una volta a tirare le somme sulla situazione italiana.

Il periodo storico che stiamo attraversando vede un riemergere forte di un modello sociale profondamente sessista, che punisce chi non rientra negli schemi prestabiliti dei ruoli di genere, e di una propaganda politica che fa della paura delle diversità il suo cavallo di battaglia: nei confronti dei e delle migranti, colpevoli di sradicare le tradizioni cattoliche italiane; nei confronti delle/dei sex worker, colpevoli di immoralità e degrado; nei confronti dei soggetti LGBTQ che, intraprendendo percorsi di vita diversi da quelli considerati “normali”, minacciano il modello tradizionale di famiglia e di coppia.

In questa direzione vanno dichiarazioni omofobiche come quelle del sottosegretario alla famiglia, degli esponenti del Vaticano, e di altri rappresentanti del mondo politico, che si aggiungono ad un clima già saturo di moralismo reazionario, in una società connotata in chiave sempre più familista, omofoba e razzista, che esalta un modello familiare eteronormativo, che riconosce come unica possibilità lecita la famiglia patriarcale basata sul matrimonio e finalizzata alla procreazione.

Denunciamo i continui attacchi all’autodeterminazione di tutti quei soggetti che rifiutano di omologarsi al paradigma dominante.

Rifiutiamo di aderire ad un processo di normalizzazione che divide tra ciò che è “normale” e ciò che è “deviante”, reprimendo attraverso lo stigma, la medicalizzazione e la violenza i corpi che non rispettano queste norme.

Respingiamo l’etichetta di vittime passive bisognose di protezione, assumendo invece pienamente la responsabilità di soggetti attivi che lottano per cambiare una società che legittima e giustifica le aggressioni fisiche e le dichiarazioni omofobiche e transfobiche.

Crediamo fermamente che, a fronte della pervasività di forme di discriminazione dirette a tutte le soggettività che non si allineano, abbiamo bisogno di creare nuovi immaginari, in grado di presentare possibilità esistenziali che traggano ricchezza dalle esperienze non normative: vogliamo nuovi immaginari, non vecchi modelli.

Rifiutiamo di accettare come risposta a questi continui attacchi un inasprimento delle politiche repressive e securitarie, declinate spesso in chiave xenofoba. Non permettiamo che i nostri corpi siano strumentalizzati per approvare leggi razziste e pacchetti sicurezza.

Per questo urliamo orgogliosamente che la nostra è una lotta di liberazione, in cui l’antisessismo, l’antifascismo e l’antirazzismo scaturiscono dalla stessa rabbia: sono lotte orgogliose contro le paure più strumentalizzate, lottano insieme contro l’omologazione e partono dal quotidiano per costruire nuovi immaginari.

Universinversi

Atlantide resiste!

6 Apr

Mandiamo tutto il sostegno possibile ad Atlantide e ai gruppi, alle persone che lo attraversano, che lo vivono e lo rendono uno spazio liberato e liberatorio dove costruire pratiche e immaginari alternativi in una città e in un’Italia sempre più buie.

Siamo convint* che le molteplici identità di Atlantide arricchiscano non solo la città di Bologna ma, grazie alle reti che ha intrecciato in questi anni con gruppi, collettivi, associazioni e singole persone, anche tutte noi soggettività extracittadine.

Invitiamo tutt* a scendere in piazza l’8 aprile e a partecipare all’iniziativa di mailbombing in difesa di Altantide.

La resistenza è una pratica quotidiana: Atlantide resiste!