La Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia si celebra il 17 maggio di ogni anno per ricordare la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In occasione di questa giornata, ci ritroviamo ancora una volta a tirare le somme sulla situazione italiana.
Il periodo storico che stiamo attraversando vede un riemergere forte di un modello sociale profondamente sessista, che punisce chi non rientra negli schemi prestabiliti dei ruoli di genere, e di una propaganda politica che fa della paura delle diversità il suo cavallo di battaglia: nei confronti dei e delle migranti, colpevoli di sradicare le tradizioni cattoliche italiane; nei confronti delle/dei sex worker, colpevoli di immoralità e degrado; nei confronti dei soggetti LGBTQ che, intraprendendo percorsi di vita diversi da quelli considerati “normali”, minacciano il modello tradizionale di famiglia e di coppia.
In questa direzione vanno dichiarazioni omofobiche come quelle del sottosegretario alla famiglia, degli esponenti del Vaticano, e di altri rappresentanti del mondo politico, che si aggiungono ad un clima già saturo di moralismo reazionario, in una società connotata in chiave sempre più familista, omofoba e razzista, che esalta un modello familiare eteronormativo, che riconosce come unica possibilità lecita la famiglia patriarcale basata sul matrimonio e finalizzata alla procreazione.
Denunciamo i continui attacchi all’autodeterminazione di tutti quei soggetti che rifiutano di omologarsi al paradigma dominante.
Rifiutiamo di aderire ad un processo di normalizzazione che divide tra ciò che è “normale” e ciò che è “deviante”, reprimendo attraverso lo stigma, la medicalizzazione e la violenza i corpi che non rispettano queste norme.
Respingiamo l’etichetta di vittime passive bisognose di protezione, assumendo invece pienamente la responsabilità di soggetti attivi che lottano per cambiare una società che legittima e giustifica le aggressioni fisiche e le dichiarazioni omofobiche e transfobiche.
Crediamo fermamente che, a fronte della pervasività di forme di discriminazione dirette a tutte le soggettività che non si allineano, abbiamo bisogno di creare nuovi immaginari, in grado di presentare possibilità esistenziali che traggano ricchezza dalle esperienze non normative: vogliamo nuovi immaginari, non vecchi modelli.
Rifiutiamo di accettare come risposta a questi continui attacchi un inasprimento delle politiche repressive e securitarie, declinate spesso in chiave xenofoba. Non permettiamo che i nostri corpi siano strumentalizzati per approvare leggi razziste e pacchetti sicurezza.
Per questo urliamo orgogliosamente che la nostra è una lotta di liberazione, in cui l’antisessismo, l’antifascismo e l’antirazzismo scaturiscono dalla stessa rabbia: sono lotte orgogliose contro le paure più strumentalizzate, lottano insieme contro l’omologazione e partono dal quotidiano per costruire nuovi immaginari.
Universinversi
Tag:lesbifobia, LGBTQ, migranti, omofobia, sex worker, transfobia